Industria 5.0: dobbiamo arrivare pronti alla nuova rivoluzione
Il Mimit si prepara per un intervento da 4-5 miliardi per favorire gli investimenti mirati alla sostenibilità. Jonathan Morello Ritter (Ambico): «Dal Governo serve un piano pluriennale che consenta di pianificare gli investimenti, ma le imprese non devono farsi trovare impreparate al cambio di paradigma: la pianificazione finanziaria, oggi, è più che mai fondamentale».
Sta arrivando la rivoluzione, occorre farsi trovare pronti. “Rendere Industria 5.0 una realtà non è solo una cosa bella da fare. Le industrie devono adattarsi, evolversi e abbracciare la transizione verde e digitale per continuare a essere competitive e rimanere motori di prosperità”, è scritto nel documento “Industria 5.0” della Commissione Europea, che mette al centro concetti come “un approccio umano-centrico, sostenibilità e resilienza”. E in questa direzione si sta muovendo il Ministero delle Imprese e del made in Italy, che prevede di innalzare le attuali aliquote avvicinandole il più possibile a quelle – in alcuni casi doppie e che arrivavano al 40% – in vigore fino al 31 dicembre 2022. L’obiettivo è trovare un plafond adeguato – si ragiona su un intervento tra i 4 e i 5 miliardi di euro – nella rivisitazione del PNRR, che sarà integrato con un capitolo RepowerEu per la transizione energetica. La chiave del passaggio al 5.0 sarà proprio legare gli obiettivi di digitalizzazione dell’attuale piano Transizione 4.0 a risultati tangibili, che gli investimenti delle imprese agevolate dovranno produrre a livello di efficienza energetica e decarbonizzazione.
«Il piano Industria 5.0 si presenta come un vero cambio di paradigma e come tale va affrontato», riflette l’imprenditore Jonathan Morello Ritter, a capo del gruppo Ambico, società composta da un team di professionisti del settore economico, della progettazione e della finanza. «Si passa dal finanziamento al singolo macchinario, alla base del piano Industria 4.0, a investimenti su un processo di produzione, che combina l’adozione di nuove tecnologie e l’attenzione all’efficienza energetica. Una rivoluzione nel modo di operare. Nello specifico, le industrie manifatturiere, che sono l’anima del nostro tessuto economico, sono chiamate a concentrarsi sull’iterazione uomo-macchina, sull’utilizzo di piattaforme in cloud che controllino i servizi di produzione e vengano utilizzate in modo ottimizzato in termini di costi, sull’implementazione di processi che riutilizzino e riciclino le risorse riducendo gli sprechi e aumentando l’impatto positivo per l’ambiente. Ecco, in questa prospettiva», prosegue Morello Riter, «da un lato auspichiamo che il Governo predisponga un piano pluriennale che consenta alle imprese di pianificare i propri investimenti, con procedimenti applicativi trasparenti, lineari e stabili nel tempo. Dall’altro lato è opportuno lanciare un messaggio agli stessi imprenditori: le risorse arriveranno, ma bisogna farsi trovare pronti nel cogliere le opportunità a disposizione, predisponendo progetti chiari e concreti, e piani economici sostenibili. E lo affermiamo proprio perché per esperienza diretta vediamo che molte imprese non conoscono le opportunità a disposizione e perdono molte occasioni».
I dati più recenti elaborati da Unioncamere del Veneto attestano che nel territorio regionale la propensione agli investimenti è presente. Nel 2022 un’impresa manifatturiera su due ha investito in azienda per sostenere la crescita e migliorare i processi produttivi, destinando il 20% di risorse in più per evolvere la propria offerta grazie all’acquisto di impianti, macchinari o alla trasformazione digitale. La quota degli imprenditori che prevedono di fare investimenti nel corso del 2023 è invece pari a 46,9%, e gli investimenti sono attesi in crescita del +4,6%. E tuttavia, queste statistiche si scontrano con una realtà che spesso vanifica gli sforzi fatti. Tra gli errori più comuni che le aziende commettono nel momento in cui avanzano la domanda per un contributo con cui finanziare i propri investimenti ci sono, ad esempio, quelli relativi alla documentazione da presentare. Oppure si inoltra la domanda per un incentivo per il quale non si possiedono i requisiti, mentre non ne vengono presentate domande per incentivi che, al contrario, si potrebbero sfruttare. Ecco perché il consiglio è più che mai quello di affidarsi a un partner specializzato in finanza agevolata, in grado di guidare l’imprenditore ed evitare certi errori fatali.