ESG: contributi al 100% a fondo perduto, con Ambico si può
La relazione di sostenibilità ESG è destinata a diventare necessaria anche per le Pmi. Morello Ritter (Ambico Group): «Servirà per continuare a lavorare con le grandi imprese, ma al contempo le renderà più competitive nel mercato globale». Tante le opportunità di finanziamento a disposizione, già 5 mila le aziende certificate in Italia, 600 quelle venete. Ma è un numero destinato a crescere.
(Padova 09.05.2024)
La relazione di sostenibilità ESG riguarda le questioni legate alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance ed è attualmente obbligatoria per le aziende quotate e del settore bancario-assicurativo, di grandi dimensioni. I prossimi passi prevedono di estenderla anche ad altri soggetti, tra i quali le grandi imprese anche non quotate. E le Piccole e Medie Imprese (PMI)? Tutto ciò non vuol dire che queste ultime siano esenti: l’obbligo ricadrà in maniera indiretta se vorranno diventare o continuare a essere fornitrici dei soggetti obbligati.
È questo infatti l’esito scontato della normativa europea che prevede che i soggetti obbligati debbano valutare la sostenibilità anche all’interno della “catena del valore”, quindi in primis con riferimento ai fornitori di beni e servizi, e puntare al miglioramento della sostenibilità anche nelle scelte di approvvigionamento.
Fornitori che quindi, a loro volta, dovranno essere in grado di misurare e valutare la propria sostenibilità e puntare al miglioramento continuo dei criteri ESG. «Accade già a diverse Pmi di ricevere questionari sul tema da grandi aziende clienti, e spesso chi li compila dà poco peso a quello che scrive. In realtà c’è il rischio concreto che l’impresa cliente, se non è soddisfatta dalle risposte, inizi a cercare altri fornitori che rispettino più scrupolosamente i parametri», spiega Jonathan Morello Ritter, Ceo di Ambico Group.
Fortunatamente esistono agevolazioni espressamente dedicate alle Pmi che si vogliano certificare ESG. Si tratta di bandi camerali che arrivano a mettere sul piatto contributi fino al 50% a fondo perduto e di altri bandi regionali che si spingono fino al 70%. Da considerare anche quanto prevede il piano Industria 5.0, che concede un credito di imposta del 40% per la formazione in tema di sostenibilità ambientale.
«È possibile raccogliere queste possibilità e tante altre per chi vuole investire con i fondi del PNRR», commenta Morello Ritter. «Ambico, per aiutare le Pmi che vogliano certificarsi ESG, garantisce il reperimento di contributi pari alla copertura del 100% del costo. Crediamo infatti che oltre a essere una certificazione necessaria per continuare a lavorare con le grandi imprese obbligate, l’ESG segni la rotta degli investimenti utili a rendere competitive le Pmi nel mercato globale. Chi la ottiene può infatti accrescere il proprio valore, creando nuove opportunità di business. Ecco perché le imprese sono chiamate a prestare particolare attenzione a questi temi, a comprendere l’importanza della sostenibilità e darle la giusta rilevanza. I benefici sono diretti e indiretti, perché ne va del miglioramento della reputazione aziendale, dell’ampliamento delle opportunità commerciali, a cui abbiamo appena accennato, ma anche della maggiore fluidità nell’accesso al credito e nell’accesso ai fondi PNRR e alle garanzie di Stato, ad esempio quelle legate ai temi green».
L’acronimo ESG sta per Environmental (ambientale), Social (sociale) e Governance, ed è sinonimo di sostenibilità su questi tre fronti. La normativa europea in tema ESG si riferisce a un insieme di regole, direttive e linee guida che mirano a promuovere la sostenibilità e a integrare i fattori ESG nelle decisioni di investimento e nelle pratiche aziendali. I principali punti di riferimento normativi sono la Direttiva (UE) 2022/2464 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022 “Corporate Sustainability Reporting Directive” e successive integrazioni e modifiche. Ma quante sono le aziende che a oggi si sono certificate grazie al progetto Transpareens supportato dall’UE? Circa 5 mila imprese in Italia hanno potuto misurare il loro impegno su questi diversi fronti. E, di queste, più di 600 sono quelle venete. Un numero superiore alla media nazionale e che, tuttavia, in una regione ad alta densità imprenditoriale come il Veneto, induce a immaginare una crescita ben più imponente nei prossimi anni. Perché tutte hanno da guadagnarne.